Nuovo anno fiscale e nuova sede inaugurata in Milano per Oracle, che ha fatto il salto dalla periferia dopo 50 anni tra la sede di Sesto San Giovanni e l’ultima di Cinisello Balsamo, confermando il rientro della grandi aziende IT in città. Sì perché Oracle è in buona compagnia nella zona di Porta Garibaldi (Microsoft, Amazon, Google Cloud, Samsung, Vmware per citarne alcune) e i nuovi uffici rispondono a criteri di flessibilità lavorativa, sostenibilità e aggregazione. Nella logica che accomuna grandi aziende soprattutto a valle della pandemia che ha spinto nuove modalità agili di lavoro.

L’occasione permette di fare il punto sui dati di chiusura di un anno che Alessandro Ippolito, VP technology e country manager Oracle Italia, ribadisce importante non solo per l’apertura dei nuovi uffici a Milano che fa coppia con quelli di Roma rinnovati qualche anno fa, ma soprattutto per l’apertura della cloud region in Italia lo scorso dicembre e per il fatturato raccolto nel nostro Paese. “L’apertura della cloud region è estremamente importante per due motivi – precisa -: abbiamo mantenuto le promesse fatte ai clienti dimostrando la nostra affidabilità e stiamo creando nuove opportunità di business con la localizzazione in Italia del nostro cloud. Un elemento importante per aziende e persone”.

Alessandro Ippolito, vice president technology & country manager, Oracle Italia
Alessandro Ippolito, vice president technology & country manager, Oracle Italia

Se si guarda al fatturato mondiale, l’anno fiscale 2022 concluso il 31 maggio ha confermato una crescita del giro d’affari del +7% a valuta costante (con 42,4 miliardi di dollari), spinta nel quarto trimestre (marzo–maggio 2022) da un +10%, grazie alla componente cloud estesa che ha toccato il +39%. “Questo dato testimonia come la trasformazione cloud dei nostri clienti stia accelerando in modo trasversale in tutti i Paesi e settori. Venendo all’Italia, l’andamento del business rispecchia complessivamente le crescite della casa madre, con circa +10%, una crescita solida perché costante”.
Un +10% che la Ceo di Oracle, Safra Catz, aveva cosi commentato: “Questi aumenti costanti del tasso di crescita del fatturato trimestrale tipicamente sono stati trainati dalle nostre applicazioni cloud Fusion e NetSuite. Ma in questo quarto trimestre abbiamo registrato anche un forte aumento della domanda del nostro cloud infrastrutturale, che è cresciuto del +39% a valuta costante. Riteniamo che questo picco dei ricavi indichi che il nostro IaaS è entrato in una fase di iper-crescita”.

IaaS, PaaS e SaaS

Per la parte di cloud tecnologico è Andrea Sinopoli, VP & country leader Cloud Tech (IaaS e PaaS), a indirizzare la nuova cloud region verso il mondo enterprise che ha la necessità di gestire applicazioni critiche ma che è attrattiva anche per pmi e organizzazioni pubbliche. “L’apertura della cloud region ci ha permesso di essere più incisivi nella trasformazione dei nostri clienti che hanno avuto la necessità di accelerare il cambiamento di modello di business. Il nostro cloud di seconda generazione, completamente riprogettato per essere un cloud enterprise in termini idi automazione, sicurezza, servizi gestiti, permettere di fare evolvere applicazioni e servizi che i clienti voglio portare in cloud sia nel settore privato che pubblico. Abbiamo progetti importanti nel mondo del financial service con una banca che sta muovendo il proprio datacenter in cloud, nel settore pubblico in ambito sanità e del Psn, offrendo la nostra proposta tecnologia a entrambe le cordate in gara”.

Andrea Sinopoli, VP & Country Leader Cloud Tech di Oracle
Andrea Sinopoli, VP & country leader Cloud Tech di Oracle

Dal punto di vista del cloud tecnologico, altro progetto importante spinto quest’anno è la creazione di cloud region presso i datacenter dei clienti, una sorta di cloud region “in miniatura” con tutte le caratteristiche replicate. “Ad oggi non abbiamo ancora clienti italiani attivi ma c’è molto interesse. Per noi puntare sul concetto di dedicated region cloud @ customer è un elemento differenziante, perché possiamo portare un centinaio di servizi di cloud pubblico IaaS e PaaS nel datacenter privato dell’utente, riducendo tempi di latenza della migrazione verso il cloud, mantenendo la compliance del dato che risiede nel datacenter privato ma gestendo noi i servizi. Pensiamo che questo modello sia interessante per i mercati regolamentati, nei quali i clienti hanno la necessità di mantenere i dati in casa ma nello stesso tempo vogliono abbracciare la modernità portata dal cloud”.

“Senza dimenticare che le cloud region sono SaaS ready” precisa Giovanni Ravasio, VP & country leader Cloud Applications di Oracle.  Se si guarda al cloud applicativo, il tema della sostenibilità delle applicazioni si traduce in investimenti da parte delle aziende che sposano l’approccio cloud nativo.

Giovanni Ravasio, VP & Country Leader Cloud Applications di Oracle
Giovanni Ravasio, VP & country leader Cloud Applications di Oracle e in video conferenza Alessandro Ippolito, VP Technology e country manager Oracle Italia

Noi facciamo un SaaS reale, cloud nativo e questo si è tradotto nell’apprezzamento da parte degli analisti che ci hanno posizionato per 49 volte in alto a destra nei quadranti SaaS. Noi puntiamo sulla standardizzazione della funzionalità che ogni tre mesi vengono migliorate in termini di performance, security, rinnovo tecnologico. Portiamo in cloud tutti i processi aziendali  con le soluzioni Erp-Epm-Scm, Hcm e Cx – dal back-office, come quelli di amministrazione finanza e controllo, supply chain o gestione del capitale umano fino al front-end, come marketing, vendite e customer care – e gli aggiornamenti continui si avvalgono di un’interfaccia e di un motore di AI e ML comune a tutte le nostre soluzioni”.

Centralità dell’ecosistema Oracle

La strategia di go to market da una parte punta sui grandi system integrator e partner, indirizzati attraverso un programma per i cloud service provider (Csp) che diventano gestori del cloud Oracle presso i clienti, avendo così l’opportunità di mettere on top la loro proposta applicativa. Dall’altra punta a portare avanti un approccio multicloud, con accordi con i grandi hyperscaler, in particolare con l’intento di replicare il modello della partnership nata con Microsoft un paio di anni fa che garantisce la completa interoperabilità tra le cloud region di Azure e quelle di Oracle (Oci) per gestire meglio latenza e supporto, come a Francoforte. “Crediamo in questo approccio per tre motivi – precisa Sinopoli -: facilita l’accelerazione verso il cloud da parte di clienti, permette ai clienti di creare un ambiente competitivo tra i vari hyperscaler senza effetti di lock-in, permette ai clienti di scegliere le tecnologie a secondo delle specificità dei vari hyperscaler”. Oggi Oracle ha 38 region mondiali, l’obiettivo è arrivare a 44 entro la fine dell’anno. “Il tema dei partner che accompagnano i clienti nel percorso di trasformazione, sia pubblico che privato, riamane centrale”.

Sostenibilità e talenti

Oggi tre iniziative rientrano nei piani di sostenibilità a livello mondiale di Oracle che entro il 2025 punta ad avere uffici e cloud region alimentate da energie rinnovabili e ad essere entro 2030 una azienda ad impatto zero (zero emissioni Co2).
La prima è Oracle for Research, una iniziativa nata per spingere nei prossimi 5 anni la ricerca che porta beneficio alla comunità. La seconda è Oracle Open Data, un progetto per connettere grandi fonti di dati in tutte le comunità con vista su fenomeni di impatto globale (inondazioni, clima, genoma, temi linguistici…) per aiutare la collettività. Infine Oracle Labs, investendo in progetti con le università (tra queste la Federico II di Napoli) centrati sulla fruibilità dei dati, ad esempio mettendo in comune nell’ambito sanitario non solo i dati medici ma quelli di tutte le strutture che afferiscono alle sfera sanitaria. Un ambito che assumerà ancora più rilevanza per Oracle, alla luce dell’acquisizione appena completata di Cerner, che fornisce servizi e sistemi informatici in ambito sanitario.

Tornado ai nuovi uffici, in Via Massimo d’Azeglio, si sviluppano su 6.200 metri quadri, con circa 350 postazioni per ospitare a rotazione i 1.100 dipendenti di Oracle (60% su Milano e 40% su Roma) con sale singole, spazi modulari, aree di confronto aperte a clienti e partner, palestra e biblioteca. Nel 2021 sono entrate in azienda 150 persone grazie soprattutto al programma GenO – Generazione Oracle che a livello Emea è focalizzato sulla ricerca di neo laureati ai quali è dedicato un piano formativo ad hoc, con esperienze internazionali. L’obiettivo è coinvolgere 400 giovani nell’arco di tre anni in Europa, un percorso che prevede 24 mesi di formazione, lavoro su progetti diversi e infine l’indirizzamento verso uno dei sentieri di carriera in Oracle.

Nuova sede Oracle Milano
Nuova sede Oracle Milano

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