Il mondo delle startup rappresenta una componente importante del sistema economico e industriale, per il potenziale innovativo che possono avere sullo sviluppo di nuovi mercati. Un settore in forte crescita demografica, anche in Italia, ma che a fronte delle iniziative in campo, manca ancora di competenze sufficienti e di capitali per trasformare queste giovani realtà in aziende realmente competitive. 

Per supportare le startup nel passaggio da piccole realtà destrutturate a imprese consolidate e autonome, per arrivare magari al livello di unicorni o ad essere quotate in borsa, servono finanziamenti per facilitarne la crescita. Oltre a un’idea imprenditoriale innovativa, tali imprese dipendono soprattutto da risorse finanziarie per l’avviamento e da venture capital per l’apporto di capitali. Finanziamenti che devono vedere partecipe anche l’Unione Europea con  normative ad hoc e stanziamenti dedicati. 

UE, Italia tra i 5 soggetti aderenti

Il progetto Fondo dei fondi vede cooperare l’Italia insieme a Germania, Francia, Spagna e Belgio, con l’auspicio di allargare in futuro la collaborazione ad altri stati membri della UE. Si tratta del primo fondo di questo tipo a livello europeo, che è stato preceduto dal programma pilota della Commissione europea, Escalar, con cui si mettono in campo azioni concrete in favore delle piccole e medie imprese per un’Europa sostenibile e digitale, un meccanismo per accrescere le dimensioni dei fondi di capitale di rischio e attrarre maggiori investimenti privati, favorendo per l’appunto la crescita di imprese ad alto potenziale e accelerare la ripresa economica durante e dopo la pandemia. Nel periodo emergenziale, le difficoltà da parte delle imprese europee nella ricerca di investimenti per crescere e ampliare il business si sono acuite a causa della crisi, con la riduzione di risorse finanziarie per gli stessi fondi che devono sostenere le imprese presenti nel loro portafoglio.

Adolfo Urso
Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy

Si tratta di un passo che risponde alle esigenze del mercato italiano a sostegno di una maggiore vitalità delle startup nel nostro Paese, commenta il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, per aiutare le imprese del nostro territorio ad affrontare la successiva fase di crescita e l’eventuale quotazione sui mercati. “L’iniziativa europea va in questa direzione – dichiara –: realizzare un ecosistema di venture capital capace di consolidare la crescita delle aziende europee e renderle più competitive sui mercati internazionali”.

L’European Tech Champions Initiative (Etci) – che rientra nel progetto paneuropeo Scale Up per rendere l’Europa attraente per i talenti – vuole rafforzare i mercati europei del capitale di rischio in fase di scale up, colmando le attuali lacune per le imprese dell’alta tecnologia nell’accesso ai finanziamenti di importi superiori a 50 milioni di euro.

Etci mette a fattor comune le risorse pubbliche degli stati membri partecipanti, oltre a quelle del Gruppo Bei per effettuare investimenti in fondi di capitale di rischio su larga scala. Questi ultimi a loro volta forniranno finanziamenti per la crescita delle imprese tecnologiche europee.

Il Fondo dei fondi raccoglie al momento impegni iniziali per 3,75 miliardi di euro, che provengono per 500 milioni di euro dal Gruppo Bei e per 3,25 miliardi di euro dagli stati membri aderenti. Il contributo dell’Italia ammonta a 150 milioni di euro. Un’iniziativa che nelle aspettative dovrebbe incrementare le dimensioni del fondo e attrarre nuovi impegni da tutto l’ecosistema, ovvero sia da altri stati membri dell’unione europea, sia da operatori privati.

“L’Italia crede nelle capacità delle startup dell’alta tecnologia e nella necessità di sostenere la loro crescita sui mercati mondiali – commenta Urso –. Per questo abbiamo investito 150 milioni nell’iniziativa dei Campioni Tecnologici Europei: il Fondo promuove un mercato dei capitali per aiutare le startup a consolidarsi e crescere tenendo saldo nel tempo il rapporto con l’Europa. È un passo importante per costruire un’industria europea più forte, con un’autonomia strategica più marcata. Ed è questa la direzione di marcia che dobbiamo avere nei prossimi anni”.

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