Basta, chiusa la parentesi estiva il ritmo è tornato quello di prima, con colori e serenità dei giorni di lontananza ancora intensi. L’avevamo invocato il diritto alla disconnessione a fine luglio, servito e applicato, pur monitorando con interesse i fatti di questo agosto turbolento nelle prospettive settembrine.
Cosa è successo? Difficile tentare una separazione tra i “nostri” temi e la quotidianità. E questo è un punto a favore del digitale, testimone di essere cruciale nelle strategie per la ripartenza (pur lasciando aperte infinite questioni, il capitolo della governance in primis).
Su qualsiasi quotidiano, inserto, sito o in molte conversazioni estive ritornano le potenzialità della tecnologia, cavallo di battaglia durante la pandemia di università, testate, politici, professori, analisti. A chi non è stato chiesto durante le vacanze “Sei in smart working? Riprenderete in ufficio a settembre? L’università come si è organizzata? La scuola dei più piccoli? Hai scaricato l’app Immuni?” con una confusione sul da farsi che non può essere imputata ad ognuno di noi (mentre abbiamo la responsabilità personale e civica dei comportamenti da tenere).
Elenco le domande più comuni e facciamo il punto ad oggi. Con qualche spunto che stimola la ripresa arrivato via email o su Linkedin dai rettori delle università (Bocconi e Politecnico di Milano nello specifico) o da amministratori delegati di aziende IT ospiti al Forum Ambrosetti di Cernobbio lo scorso weekend (Microsoft, Ntt Data, Ibm).
Le domande dell’estate, alzi la mano chi non si ritrova
1 – Smart working: cosa ci aspetta da settembre? Fino al 15 ottobre lo stato di emergenza lo semplifica e poi? Cosa si deciderà in azienda? Come cambia la relazione tra dipendente e datore di lavoro? Qualche esempio dalle pagine dei quotidiani: Eni, rivoluzione permanente verso il lavoro agile (Corriere della Sera). Google, 200.000 dipendenti in smart working per tutto il 2021 (Wall Street Journal, dichiarazioni del Ceo Sundar Pichai), con strategie simili disseminate ovunque. Dati che confermano la ricerca di un equilibrio e la voglia di non disperdere gli insegnamenti dell’esperienza vissuta, con un nuovo bilanciamento tra lavoro agile e in presenza. Oltre ad accelerare il dibattito su contratti e normative che richiede inevitabilmente tempo, anche per il mondo della pubblica amministrazione (secondo le direttive vigenti dovute alla pandemia il 50% dei dipendenti della PA sarà in smart working fino a dicembre 2020).
2 – Didattica a distanza: mix tra presenza in aula e Dad? Entrate e orari differenziati? Soprassiedo sui banchi con rotelle, ma troppe incertezze a una settimana dal via dell’anno scolastico, tra tamponi e gestione dell’emergenza istituto per istituto (con pagine e pagine di regolamenti inviate via chat o email, lo sa chi ha figli in età scolare) senza la giusta attenzione alla proposta della ministra Paola Pisano di introdurre, nelle scuole di ogni ordine e grado, una materia dedicata all’innovazione e alla tecnologia (molto sensata, perché la questione delle competenze è una battaglia aperta). Le citazioni di articoli su Dad e scuola si sprecherebbero, le evito.
3 – App Immuni: l’hai scaricata? I tuoi famigliari? I tuoi colleghi ce l’hanno? Ne parli e ti rendi conto che è poco conosciuta, in moltissimi non sanno, non si fidano, non l’hanno sullo smartphone (diffidenti gli adulti più che i ragazzi, in questa estate additati per avere abbassato la guardia su distanziamenti e vita sociale).
Ad oggi i download di Immuni sono 5,4 milioni, circa il 15% della popolazione italiana, e la segnalazione da parte di 155 persone della loro positività ha dato origine a 1.878 notifiche a fine agosto (Sole 24 Ore). Poche? Tante? Pareri discordi. Chi ha installato Immuni ha mostrato responsabilità e senso civico (più di chi solo ne parla, anche tra gli addetti del mondo digital) ma solo segnalando se si è positivi (decisione lasciata al singolo) si renderebbe l’app davvero efficace. Da qui la spinta pubblicitaria in TV a utilizzarla, tra i testimonial Flavio Insinna, sperando nello stesso share del suo famoso quiz. Può essere ora, per gli scettici, il momento di fare il download: “Profondamente sbagliata l’opera di demonizzazione di Immuni che ha spinto molti italiani a non scaricarla – ha precisato qualche giorno fa Pierpaolo Sileri, vice ministro alla Salute, in una intervista (Fatto Quotidiano) -. Se quegli oltre 5 milioni di smartphone che l’hanno scaricata diventassero 10 milioni sarebbe un passo importante per la prevenzione” con una ricaduta anche in termini di vantaggio economico per il sistema sanitario perché spingerebbe a fare il tampone solo chi con reale necessità.
In vista della riapertura della scuola, con 8 milioni di studenti al rientro, la app è fortemente consigliata dal comitato tecnico scientifico e dal ministero agli studenti ultraquattordicenni, genitori, personale scolastico docente e non docente, come uno degli strumenti chiave della strategia di prevenzione e monitoraggio del mondo scolastico.
4 – Eventi: riprenderanno le manifestazioni in presenza e i viaggi di lavoro? L’incertezza porta a definire strategie via via diverse. Recenti esempi su importanti kermesse: dalla strategia di ritorno alla normalità dell’Ifa di Berlino, il più grande evento europeo dedicato alla tecnologia consumer, che si è appena tenuto nella fiera della capitale tedesca (3-5 settembre) con tanto di keynote, stand e sale conferenze allestite con misure di distanziamento e sicurezza (seppure con streaming disponibile).
Al mix del Forum The European House – Ambrosetti, evento di confronto sulle sfide economiche e sociali, svoltosi lo scorso weekend (4-6 settembre) con relatori in presenza nella tradizionale Villa d’Este a Cernobbio e altri collegati da remoto grazie alla tecnologia Webex di Cisco (alcuni anche con ologrammi, abilitati dall’azienda italiana Naumachia).
Fino all’annullamento totale di eventi come il Web Economic Forum a Davos, previsto per il prossimo gennaio (26-29) sulle Alpi svizzere per discutere di temi globali (nelle ultime edizioni confronti anche su Intelligenza artificiale, cybersecurity, diversity, skill, digital divide) spostato a data da definire alla prossima estate. O come il Ces 2021, trasformando in puro evento virtuale quel Consumer Electronics Show che dal 1994 anima Las Vegas all’inizio di ogni anno (con la delegazione italiana sempre più numerosa).
Un inciso. La scelta tra fisico e virtuale, su eventi di dimensione più contenuta, è toccata anche a noi nel nostro piccolo: il prossimo Digital Health Summit, che raccoglie da anni il mondo della Sanità in un evento a Palazzo delle Stelline a Milano, sarà solo digitale nell’edizione 2020, nei prossimi 6-9 ottobre.
Mi fermo qui con le domande ricorrenti dell’estate, tralasciando altri punti interrogativi, come il dibattito sulla creazione di una rete unica nazionale, nata con il benestare del governo e la lettera di intenti tra i due principali operatori Tim e Open Fiber. Avremo tempo.
Ma trovo di buon auspicio per la ripartenza digitale gli impegni dei rettori universitari e le dichiarazioni dal Forum Ambrosetti di alcuni amministratori delegati, spesso intervistati sulle nostre testate.
Lettere per ripartire. Eccole…
Ferruccio Resta, rettore del Politecnico di Milano, in una email agli studenti: “Comincio ora nel confermare che entro l’11 settembre completeremo l’allestimento di più di 300 aule, rinnovate nella strumentazione tecnologica e nella dotazione digitale, predisposte per l’utilizzo della nuova piattaforma per la didattica a distanza. Per supportare una didattica blended sono stati installati infatti in tutte le aule sistemi audio/video Cisco integrati alla piattaforma Webex che consente la gestione contemporanea dell’aula in presenza e da remoto in modo flessibile. La piattaforma Webex ha una elevata facilità d’uso, consente di supportare lezioni fino a 1000 partecipanti ed è integrabile con Learning Management Systems, ad esempio la piattaforma Moodle che abbiamo utilizzato con successo nelle scorse sessioni d’esame. Il sistema permette quindi di svolgere la didattica sia attraverso l’uso della tradizionale lavagna sia con pc, tablet o tavolette grafiche”.
Gianmarco Verona, rettore Università Bocconi, su Linkedin: “Today we kicked off the new academic year: we have been working hard to prepare for the first of the Covid19 era. We welcomed all our first-year students: in the Aula Magna, students who were on campus were greeted in person, and those who were not able to come took part via streaming. We are all poised to experience together this blended mode, which mixes in-person and remote attendance. Professors and students are thus laying the foundations for the teaching of the future, making the most of both the on-campus and the digital experience”.
Da Cernobbio.
Enrico Cereda, amministratore delegato di Ibm Italia, su Cnbc: “Formazione, strategie industriali e PA sono i fronti sui cui occorre lavorare per la ripresa economica e sociale del Paese dopo i colpi inferti dalla pandemia. Con un comune volano capace di dare a ognuno nuova linfa: l’innovazione tecnologica. AI, cloud, blockchain dovranno essere parte integrante di skill, capitale umano, piani aziendali e agenda nazionale”.
Walter Ruffinoni, amministratore delegato di Ntt Data Italia, su Sky Italia: “Il digitale continua ad essere una grande opportunità ma servono maggiori investimenti nella formazione delle soft skill per le nuove generazioni”.
Silvia Candiani, amministratore delegato di Microsoft Italia: “Il digitale si conferma l’alleato per la crescita. Crediamo in un ecosistema digitale aperto in cui grandi e piccole aziende, startup e università possono collaborare per innovare e migliorare la competitività. Tutto ciò nel rispetto di valori chiave: sicurezza, privacy, trasparenza e interoperabilità”.
Torneremo nelle prossime settimane sugli spunti emersi durante il Forum Ambrosetti e sulla ripartenza delle università. Per ora che siano di buon auspicio per sanare le sacche di arretratezza tecnologica messe in evidenza in questi mesi dalla pandemia (e confermate dall’Indice Desi 2020). Siamo fiduciosi, pur continuando a farci domande, buon settembre a tutti!
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