L’epigenetica afferma che l’ambiente ha un ruolo fondamentale nel nostro sviluppo, e ora senza scomodare genotipo e fenotipo, a confermarlo anche un recente studio di Aruba, società Hewlett Packard Enterprise, condotto tra aprile e maggio 2018, su 7.000 professionisti.

“The Right Technologies Unlock the Potential of the Digital Workplace”, questo il titolo della ricerca, ha infatti messo in luce come gli ambienti di lavoro digitali influenzino positivamente non solo la produttività dei lavoratori ma anche la loro soddisfazione per il proprio impiego.

Joseph White, director of workplace strategy, design and management di Herman Miller
Joseph White, director of workplace strategy, design and management di Herman Miller

“Indipendentemente dal settore di attività, stiamo assistendo a uno spostamento verso ambienti human-centric da parte di aziende che cercano di soddisfare nuove aspettative sul modo di lavorare , dichiara Joseph White, director of workplace strategy, design and management di Herman Miller, azienda di mobili di design –. Questo dipende dal combinare i progressi tecnologici, arredamento compreso, con le scienze cognitive per trovare nuovi modi di coinvolgere le persone verso il lavoro. Non significa solo singole esperienze di alto livello per gli individui ma anche l’opportunità per le aziende di attrarre e trattenere i talenti migliori”.

Gli strumenti digitali sempre più pervasivi nella nostra vita quotidiana, quindi, sembrano condizionare positivamente anche il rapporto con il proprio luogo di lavoro. L’interesse verso lo “smart digital workplace” è sempre più forte, tanto che circa il 70% degli intervistati ha dichiarato che la propria aziende ha investito in nuove tecnologie che possano renderlo operativo.

Janice Le, chief marketer di Aruba
Janice Le, chief marketer di Aruba

“La consumerizzazione del workplace è una tendenza concreta. I dipendenti sono consumatori e noi stessi portiamo con noi sul lavoro le nostre aspettative di consumatori – ricorda Janice Le, chief marketer di Aruba che ha curato la ricerca –. Il workplace sta diventando sempre più smart e di conseguenza i dipendenti lavorano in modo più smart”.

Solco tra “rivoluzionari” e “arretrati” digitali

Oltre, il già citato aumento della produttività, gli obiettivi principali si possono riscontrare nella volontà di incrementare l’efficienza dell’intero ambiente di lavoro, non solo per ridurre i costi ma anche per perseguire una logica “green”, e di facilitare la collaborazione tra colleghi. 

Proprio quest’ultimo punto ha evidenziato un profondo solco tra i “Rivoluzionari Digitali” che svolgono il proprio lavoro in un ambiente digitale e gli “Arretrati Digitali”, ovvero personale che utilizza in misura minore tecnologie per il workplace.

Se solo il 30% dei lavoratori appartenenti alla prima categoria non ha riscontrato una maggiore collaborazione grazie alle tecnologie digitali, il 55% dei dipendenti più “analogici” ha ammesso come un maggior grado di digitalizzazione aiuti a collaborare.
Un’ulteriore tematica che ha fortemente differenziato le due classi di addetti è stata quella relativa la crescita professionale.
Oltre il 60% dei “Rivoluzionari”, infatti, ha individuato nella tecnologia digitale uno dei motivi del proprio sviluppo professionale, grazie anche alla possibilità di apprendere nuove competenze, percentuale più che dimezzata (31%), invece, se ha rispondere sono stati gli “Arretrati”.
La ricerca, ha anche sottolineato quali siano i principali benefici nel digitalizzare i luoghi di lavoro, ovvero: maggiore soddisfazione per il proprio lavoro; miglior percezione dell’equilibrio vita privata-lavorativa; maggior commitment aziendale.

Porre l’accento sulla sicurezza

La digitalizzazione del posto di lavoro mette al centro ancor più il tema della cyber-security. La difesa di dati sensibili, come ad esempio password e informazioni all’interno dei dispositivi aziendali, diviene sempre più complicata non solo per “colpa” dei nuovi strumenti tecnologici ma anche per i comportamenti molto spesso incauti dei lavoratori: un dato su tutti, il 70% degli intervistati ha affermato di condividere password e dispostivi.

Nonostante i maggiori rischi da tenere in considerazione ponendo l’attenzione anche sulle tecnologie emergenti (ad esempio AI e Machine Learning), l’evoluzione verso lo Smart Digital Workplace sembra inevitabile non solo per continuare a confrontarsi con i propri competitor ma anche per poter attrarre e successivamente mantenere nell’organico aziendale i migliori talenti.

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