Definire una strategia organica per sostenere l’espansione internazionale delle imprese italiane, in particolare startup e Pmi innovative e rafforzare la loro competitività sui mercati esteri. E’ questo l’obiettivo della prima riunione del Tavolo di coordinamento per l’internazionalizzazione delle imprese italiane della cybersecurity, tenutasi in questi giorni presso la sede dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale (Acn). Istituito dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (Maeci), con la collaborazione del ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mimit), dell’Acn e di Ice-Agenzia, il tavolo mira a rafforzare la collaborazione tra istituzioni pubbliche e settore privato per favorire l’espansione delle aziende italiane sui mercati internazionali.
In discussione quindi i temi chiave quali l’autonomia strategica digitale, la sicurezza della supply chain e il superamento delle barriere di accesso ai mercati internazionali. L’incontro, che si inserisce nell’ambito della Strategia nazionale di cybersicurezza 2022-26 rappresenta un ulteriore passo avanti verso la creazione di un ecosistema cyber competitivo, integrato nella visione europea di sviluppo tecnologico e autonomia strategica. Durante l’incontro, i rappresentanti delle istituzioni sottolineano allora l’importanza della sinergia pubblico-privato per garantire un futuro competitivo alle imprese italiane del settore tecnologico. Bruno Frattasi, direttore generale dell’Acn, spiega come il Tavolo rappresenti “un ulteriore strumento per mettere in luce come il sistema pubblico italiano può dare sostegno e supporto al settore privato per conquistare fette di mercato e acquisire vantaggio competitivo sui mercati internazionali”. Una collaborazione, aggiunge, che non solo aiuta a migliorare la posizione delle aziende italiane, ma contribuisce anche a “far crescere il nostro Paese dal punto di vista della produzione industriale e del commercio nel settore della cybersicurezza”.
Frattasi evidenzia anche che l’Italia sta vivendo una “crescita sistemica” nel settore della cybersecurity, tanto da collocarsi tra i primi tre Paesi dell’Unione Europea per investimenti. “Storicamente, l’Italia soffriva di un gap competitivo rispetto a Stati Uniti, Israele e altre nazioni europee come Germania, Francia e Spagna. Tuttavia, questo divario si è sensibilmente ridotto”, spiega, Frattasi. Sottolinea il ruolo chiave delle capacità nazionali di cybersicurezza nel contesto internazionale Massimo Marotti, capo servizio Strategia e Cooperazione dell’Acn: “L’importanza della proiezione all’estero delle capacità nazionali è oggi al centro dei lavori della prima conferenza nazionale sulla Cyber Capacity Building“, spiega Marotti riferendosi all’evento ospitato dalla Farnesina nel luglio scorso, mentre l’attuale Tavolo di coordinamento, secondo Marotti, rappresenta una risposta concreta alle sfide del settore, facilitando la cooperazione tra istituzioni, imprese e partner internazionali. L’Acn non si limita quindi a fungere da passpartout per le imprese italiane, ma oggi si configura come promotrice di competenze, resilienza digitale e sicurezza.
Luca Nicoletti, capo servizio programmi industriali, tecnologici e di ricerca dell’Acn, ribadisce un particolare aspetto del ruolo di Acn che è stata creata anche con l’obiettivo di sostenere lo sviluppo tecnologico del settore. Un settore che, dati alla mano, finalmente “si è ‘risvegliato’ anche in Europa con una crescita del comparto cybersecurity oggi molto più veloce rispetto a quella di altri mercati più maturi” e l’allineamento dell’Italia alla Spagna per quanto riguarda gli investimenti di fund raising, con il mercato sviluppato dalle aziende cybersec che in Italia tra il 2016 ed il 2023 è già cresciuto di circa il 150% (fonte: Barometer of European Investment in cybersecurity, 2024, Tikehau Capital).
Francia e Regno Unito, secondo Gartner, restano ancora i Paesi trainanti (fonte: European Cybersecurity Markets Trends, Gartner, 2024) ma “se riuscissimo ad agganciare questo trend di mercato e a sbloccare la produzione di tecnologia in Europa – dettaglia Nicoletti – ci sarebbero tutti i presupposti per fare bene”. Anche perché l’Italia è invece già allineata ai migliori Paesi per quanto riguarda tre aree principali di intervento rappresentate da cybersecurity services, application security e consumer security software, con un’alta maturità della domanda. Serve continuare a lavorare quindi con gli incubatori sulle startup più valide per spingere sull’internazionalizzazione delle nostre aziende, tenendo alta l’attenzione affinché una volta sviluppati i progetti le aziende restino “europee per sviluppare tecnologia europea”.
Cybersecurity e sviluppo economico, relazione stretta
E secondo Michele Giacomelli, inviato speciale per le questioni di cybersicurezza del Maeci, la sicurezza cyber delle infrastrutture critiche è imprescindibile per lo sviluppo economico del Paese. “Non ci sarà sviluppo economico futuro se non ci sarà sviluppo di capacità di sicurezza cyber delle infrastrutture critiche” – spiega Giacomelli – sottolineando la necessità di politiche adeguate per favorire la crescita del sistema produttivo nazionale e l’internazionalizzazione delle imprese come processi che si sostengono mutualmente e dei quali possono beneficiare tutti coloro che hanno fatto del cyber la propria sfera di interesse con un ruolo centrale nel sostegno alle imprese tecnologiche che è affidato anche alla diplomazia economica. “La diplomazia deve essere un volano soprattutto nei settori tecnologicamente avanzati – evidenzia Mauro Battocchi, direttore generale per la Promozione del Sistema Paese in Maeci – un luogo di ascolto, di dialogo permanente tra istituzioni e portatori di interesse”. Serve quindi puntare su una strategia di promozione internazionale, sfruttando la rete delle ambasciate per supportare sia aziende consolidate che realtà nascenti.
Sul fronte delle politiche di investimento è Giovanni Savini, direttore generale dell’Unità di missione attrazione e sblocco investimenti del Mimit, a porre l’accento sull’importanza di attrarre investimenti esteri di qualità e incrementare la capacità computazionale interna. Spiega Savini: “Abbiamo bisogno delle aziende estere che facciano sinergia con quelle italiane, pur ragionando in un’ottica europea e geopolitica ben precisa”, mentre Riccardo Guariglia, ex ambasciatore per l’Italia dalla Spagna e oggi segretario generale del ministero degli Affari Esteri, sottolinea l’alto livello tecnologico del comparto cyber italiano e l’importanza della collaborazione pubblico-privata, definendo le imprese italiane “non solo fornitrici di tecnologia, ma veri e propri ambasciatori dell’Italia”.
Tra le priorità per il futuro anche l’attenzione all’Africa e alla sponda sud del Mediterraneo, in linea con il Piano Mattei e con l’obiettivo di colmare i divari digitali.
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