Nelle competenze, nei progetti, nelle relazioni. Il Cio deve scegliere come agire. 
Partiamo dalle competenze. Non tanto dalle sfide imposte dalla pandemia, dalla trasformazione digitale delle aziende, ma da quello che si palesa come uno dei problemi più importanti per quelle realtà che vogliono investire su futuro. E su un futuro digitale.

La ricerca di profili adeguati non è solo una preoccupazione diffusa rimarcata anno dopo anno da un indice Desi che vede l’Italia nelle retrovie dell’Europa per competenze e skill, ma è anche un problema per privati e pubblica amministrazione che non devono perdere l’opportunità di sapere gestire (con competenza appunto) i fondi in arrivo per i progetti legati al Pnrr, da svolgere nei prossimi anni. Anche se quest’anno l’indice Desi vede l’Italia in recupero di 6 posizioni, “perché si è trovata costretta a svecchiare tecnologia e modalità di lavoro per fronteggiare i difficili mesi di lock down” non dimentichiamo che è in buona compagnia, perché la pandemia ha costretto tutte le nazioni a fare i conti con il proprio livello di digitalizzazione.
Ma quanto fatto in questi mesi non è abbastanza.

Giancarlo Capitani, presidente di NetConsulting cube
Giancarlo Capitani, presidente di NetConsulting cube

“La cultura aziendale non orientata alla trasformazione e la mancanza di competenze con una scarsa sensibilità da parte del top management è un vero problema per i Cio – argomenta Giancarlo Capitani, presidente di NetConsulting cube, commentando le evidenze emerse dalla Cio Survey 2021 -. Il budget inadeguato per nuove assunzioni è ora al 4 posto tra i freni aziendali, non è più il vincolo più importante perché di fondo il problema è molto più serio: non è solo aziendale ma sta diventando una emergenza per il Paese”.
A fronte del fatto che le aziende operano sempre più su progetti digitali che implicano tecnologie innovative, si vede che le competenze necessarie non sono disponibili sul mercato e proprio sulle tecnologie innovative si misurano i gap più importanti. Con una punta molto forte nel settore dell’industria che paga cara questa arretratezza. “Non solo mancano le competenze, ma quelle che ci sono sono inadeguate: il mercato del lavoro mette a disposizione delle competenze che non sono allineate con quello che il mercato richiede. La cosa si fa più seria quando si parla di talenti perché godono di una posizione privilegiata e sono in grado di scegliere fra più offerte di lavoro”.

E come scelgono? Per brand aziendale (tagliando fuori le aziende che non sono visibili), in base al coinvolgimento per obiettivi (tagliando fuori chi non è agile nell’impostazione del lavoro), in base alle opportunità di formazione (tagliando fuori chi non investe sulla crescita delle proprie persone), lasciando la remunerazione mensile al quarto posto tra i parametri che spingono ad accettare un nuovo lavoro. Tra le motivazioni della scelta, lo stipendio non è più di fatto il fattore che orienta le scelte dei talenti che per questa ragione si sentono liberi di non accettare qualsiasi proposta.

Ma oltre alle qualità delle competenze, anche la qualità della relazione.
“L’orientamento spinto verso la trasformazione digitale dell’azienda implica che i fornitori debbano cambiare approccio con i clienti – precisa Capitani -. Si chiedono qualità di risorse, qualità di delivery, referenze internazionali. Di fondo si chiede la qualità per saper coniugare il valore delle tecnologie ai processi”.

Le caratteristiche del Cio - Fonte: Cio Survery 2021
Gli ostacoli per il Cio – Fonte: Cio Survery 2021 – NetConsulting cube

Alla ricerca di un ordine

In Italia le aziende hanno continuano a investire anche nei mesi difficili, e a fronte di un calo del 9 per centro del Pil il mercato crescerà del 5 per cento, rimarcando una continuità di sviluppo anche nelle difficoltà. “Il dato più significativo è che il lockdown ha portato 2 milioni di nuovi consumatori digitali, tante Pmi sono andate online, sono aumentati i pagamenti digitali trasformando l’Italia in un Paese che ha acquisito molta velocità. Il nostro Paese ha fatto una grandissima corsa in questo periodo e oggi è un Paese radicalmente cambiato, più digitalizzato ma nello stesso tempo è alla ricerca di un ordine, di una crescita governata nella sua digitalizzazione. Ma da Cio Survey 2021 emerge che i Cio hanno una visione chiara in testa di come l’azienda debba evolvere”.

Una azienda che deve sposare il cloud, la sicurezza, il nuovo approccio al cliente/dipendente digitale (employee expertise), la forte automazione dei processi in una visione di rottura dei silos aziendali. “La nuova azienda opera come piattaforma secondo tre paradigmi: in real time verso una Instant Economy (come mostra la copertina dell’Economist), adottando modalità di lavoro ibrido, basando la propria strategia sul valore dei dati (data driven company, perché il dato è come il sangue che circola nelle arterie dell’azienda). Questi tre elementi formeranno l’azienda che arriverà. Il digitale sarà profondamente innervato in tutti i processi aziendali”.

Ma altro elemento che deve stare nel radar del Cio, nella sua agenda dei prossimi anni, è che cambia il contesto esterno, non solo quello dei nuovi consumatori /dipendenti, ma anche della pubblica amministrazione. “Quello che non si sottolinea abbastanza è che la PA locale e centrale hann avuto la maggiore crescita della spesa in Ict negli ultimi due anni: Spid da 3 milioni pre Covid è passata ai 26 milioni di oggi e questo indica che la PA è cresciuta in termini di presenza nel sistema Paese”.

E così il Cio non può non fare i conti con la progettualità futura della PA, sia a livello di governo (Piano Italia Digitale 2026, Strategia Cloud Italia) disposto a mettere in campo investimenti e progetti, sia a livello di interoperabilità tra i grandi enti dello stato (Inail, Inps, Istat..) che stanno mettendo a punto strategie di condivisione dei dati su una piattaforma per dare vita a una Italia digitale connessa. 49 miliardi del Pnrr per la digitalizzazione del Paese sono un grande hub in cui le aziende dovranno convergere – argomenta Capitani – ma dovranno essere coerenti i progetti regionali con quelli centrali. Siamo di fronte a un grande passaggio che coinvolge aziende pubbliche e private, e relative strategie. Questo è il quadro che riteniamo rappresenti l’agenda complessa dei Cio, cui il Cio deve confrontarsi tutti i giorni. Il Cio si trova a un bivio. Deve scegliere tra operare con un ruolo strategico sia all’interno sia guardando all’esterno dell’azienda oppure ritagliarsi semplicemente un ruolo operativo, essere un semplice abilitatore della strategia digitale, lasciando ad altri le decisioni”. Il bivio è chiaro.

Le caratteristiche del Cio - Fonte: Cio Survery 2021
Le caratteristiche del Cio – Fonte: Cio Survery 2021 – NetConsulting cube

Leggi tutti gli approfondimenti dello Speciale Cio Survey 2021

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