Il digitale trasforma il mondo del fashion che si affida oggi alla forza dei dati e alle tecnologie di frontiera per offrire ai consumatori prodotti e servizi evoluti. In una sfida costante per gestire efficacemente anche la relazione a distanza con il cliente, i brand del settore reinventano i propri canali online con l’obiettivo di fornire una customer experience personalizzata ed esperienziale, facendo uso ad esempio di assistenti di vendita virtuali e servizi di chatbot che interagiscono con i clienti per aiutarli a scegliere e provare i capi e affiancare all’esperienza fisica in negozio acquisti da remoto. E prima di arrivare alla fase finale della vendita, l’intervento della tecnologia impatta tutte le fasi di realizzazione del prodotto della moda, dalla sua ideazione fino alla personalizzazione del processo di vendita, dall’automazione delle operazioni di magazzino fino alle attività di controllo sull’intera filiera, integrando in ogni processo anche il tema della sostenibilità, oggi non più trascurabile.

Stealth Day, nuovi paradigmi della moda

Si cala in questo scenario Stealth Day, l’evento che Deda Stealth dedica da un decennio al comparto del fashion & luxury, fotografandone le evoluzioni. “Oggi, la sfida per le organizzazioni, e non solo nel mondo del fashion, è rappresentata dalla capacità di orchestrare le informazioni di cui dispongono e di ottenere valore dai dati in loro possesso – esordisce Marco Podini, presidente esecutivo di Dedagroup e Ceo di Deda Stealth . In questo contesto, l’intelligenza artificiale, pur considerando il dibattito a cui stiamo assistendo negli ultimi mesi che ha aperto a temi importanti, sull’etica e sul lavoro, è abilitatore di efficienza e velocità, elementi fondamentali per accelerare la crescita e aumentare la competitività delle aziende. Per questo è necessario adottare un approccio concreto, pragmatico, e al tempo stesso consapevole del proprio impatto e dell’importanza di utilizzare dati affidabili, sicuri, accessibili”. Dati sui quali l’azienda che fa capo a Dedagroup ha costruito le proprie competenze e che gestisce attraverso una piattaforma software al servizio dei brand del fashion & luxury.

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Luca Tonello, general manager di Deda Stealth e Ceo di Zedonk e Marco Podini, presidente esecutivo di Dedagroup e Ceo di Deda Stealth

Sul tema del fashion abilitato dall’AI come supporto strategico per le scelte imprenditoriali  interviene anche Riccardo Sciutto, ex Luxury Shoes Brands executive, sottolineando come, in un contesto di trasformazioni continue, creatività e artigianalità debbano necessariamente sposarsi con l’innovazione per tenere il passo con la complessità e la variabilità del mercato e farne un’opportunità di crescita. “L’intelligenza artificiale rappresenta uno strumento capace di aprire nuove frontiere per l’industria della moda –spiega il manager -: da una pianificazione evoluta della produzione, che può diventare sempre più puntuale, adattandosi alle diverse esigenze dei mercati locali, ad una nuova relazione tra brand e cliente finale, grazie alla personalizzazione dei prodotti”. 

Per rispondere alle sfide emergenti, il settore del fashion & luxury dovrà lavorare sempre più come ecosistema e la parola d’ordine sarà collaborazione tra gli attori della filiera. Lo sostiene Luca Tonello, general manager di Deda Stealth e Ceo di Zedonk, che inquadra le prospettive del settore e interpreta il ruolo di Deda Stealth all’interno del sistema moda: “Supportiamo i brand nella loro crescita e li affianchiamo nell’affrontare, grazie al digitale, le trasformazioni del mercato. Anticipare nuove tendenze e sfruttare la tecnologia per rispondere alle esigenze di oggi e a quelle di domani, è ciò che ci ispira e che ci rende pionieri nel mondo del fashion. Grazie a gruppi di lavoro agili e flessibili integriamo i nostri software con tecnologie di nicchia, che ci permettono di rispondere alle nuove sfide. Lo stiamo vedendo con l’applicazione dell’intelligenza artificiale ai processi dell’industria fashion e lo abbiamo visto con il nostro modulo sulla sostenibilità che permette alle aziende di monitorare le proprie performance in questo ambito lungo tutta la catena del valore”.

Il fashion si racconta 

L’innovazione e le tecnologie evolute interpretano così le nuove esigenze del mercato e contribuiscono a definire quali nuovi paradigmi della moda l’omnicanalità e la gestione efficiente della supply chain, sia su scala locale che globale. Ma a questi elementi, il settore del fashion & luxury aggiunge un altro paradigma chiave, la sostenibilità. Oggi, le aziende della moda non possono infatti non considerare con grande attenzione l’interesse del consumatore verso acquisti più consapevoli, legati alla qualità dei prodotti e dei materiali, che impattano profondamente su tutta la supply chain, ma anche ad una filiera sempre più tracciabile e trasparente, leva essenziale per attuare modelli di moda circolare e sostenibile. Come quelli adottati da Pmi della moda e della pelletteria rappresentate da  Giulia Pesucci, responsabile Organizzazione, Risorse Umane e Tecnologie di Tivoli Group, e Andrea Agnolucci, Ceo di Deep, che mettono in luce come la trasformazione digitale dell’impresa sia fondamentale per sprigionare il massimo del suo potenziale, ma anche quanto sia altrettanto indispensabile che il cambiamento sia sostanziato dalla creazione di una cultura digitale e da un cambio di mentalità da parte delle persone. Melanie Stocker, VP IT Product & Supply di Burberry sottolinea quanto nell’evoluzione dell’azienda negli ultimi anni il digitale abbia svolto un ruolo da protagonista e di supporto per il business. Giacomo Viglietta, head of IT di Philipp Plein sottolinea quanto per l’azienda dotarsi di un software capace di restituire una vista unica di dati e processi consenta di migliorare il rapporto tra brand e cliente finale. Un percorso di digitalizzazione che permette oggi all’azienda di andare incontro in modo più efficace alle esigenze e alle preferenze dei propri consumatori.

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