La formazione e le competenze rappresentano un tassello critico e fondamentale per consentire all’Italia di sfruttare i vantaggi del digitale. Ambiti su cui in questi ultimi anni sono stati premianti gli sforzi compiuti, come indicano anche i progressi recenti del nostro Paese, nell’Indice Desi. Proprio nell’autunno dello scorso anno è nata anche l’iniziativa PA 110 e Lode, frutto di un protocollo di intesa tra il ministro della PA Renato Brunetta e quello dell’Università e della Ricerca, Maria Cristina Messa.

Con la firma del 7 ottobre 2021 il governo si è prodigato per consentire ai dipendenti pubblici di usufruire degli incentivi per l’accesso all’istruzione terziaria: corsi di laurea, specializzazioni, master. E a gennaio 2022 è partita PA 110 e Lode come componente chiave del complesso piano di formazione Ri-formare la PA.

Maria Cristina Messa, ministra dell'Università e della Ricerca
Maria Cristina Messa, ministra dell’Università e della Ricerca

 

“Oggi l’offerta formativa, anche per i lavoratori, è attrattiva: i corsi sono più flessibili e interdisciplinari, le modalità per seguire le lezioni sono varie e sono pensate per andare incontro all’esigenza di conciliare lavoro e studio”, evidenziava Maria Cristina Messain occasione del lancio, nella convinzione che il forte coinvolgimento del sistema universitario nel progetto, unito all’impegno e alla volontà dei lavoratori-studenti di conseguire un titolo di studio universitario, possano “portare la PA a migliorare la qualità dei servizi offerti e a garantire il raggiungimento degli obiettivi fissati per i prossimi anni anche dal Pnrr“.

 

Il progetto PA 110 e Lode, l’adesione degli atenei

In particolare, il protocollo di intesa per il progetto PA 110 e Lode riguarda i contratti di apprendistato di alta formazione e ricerca e quelli a tempo determinato, come anche altre forme contrattuali flessibili presenti nelle PA e prevede il monitoraggio dell’offerta ed elaborazione congiunta di programmi di ricerca coerenti con l’interesse specifico delle PA per quanto riguarda i dottorati di ricerca, la formazione universitaria professionalizzante volta a consentire ai dipendenti pubblici il conseguimento della laurea. Allo stesso tempo include anche l’elaborazione di programmi di studio nelle università per percorsi di formazione mirata nei settori di interesse della PA ed ancora la creazione di specifici elenchi di ricercatori e tecnologi provenienti dall’ambiente universitario per posizioni dirigenziali, il distacco o la mobilità a tempo determinato nelle PA. Sono compresi l’elaborazione di programmi di studio e lavoro all’estero e la semplificazione della normativa.

Dall’avvio, è continuato a crescere il numero delle realtà universitarie interessate ad erogare formazione così come quello delle persone interessate. Solo a febbraio si registravano già oltre 2.000 domande di iscrizione presentate in meno di un mese ai cinque corsi di laurea della Sapienza di Roma, ateneo apripista, quando erano appena 24 gli accordi complessivi sottoscritti.
E’ arrivata poi a luglio l’adesione, tra le altre, di Università degli Studi di Siena, Università Ca’ Foscari di Venezia, Università degli Studi di ParmaUniversità degli Studi di Palermo per 59 realtà complessive. A queste si sono aggiunte, a fine agosto, l’Università degli Studi Carlo Bo di Urbino, l’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, l’Università degli Studi di Verona e l’Università degli Studi di Genova, per un computo complessivo ad oggi di 63 atenei che hanno formalizzato l’offerta formativa a condizioni agevolate per i dipendenti pubblici. 

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